This is an Italian translation of The case for reducing existential risk
Nel 1939, Einstein scrisse a Roosevelt:[1]
Potrebbe essere possibile avviare una reazione nucleare a catena in una grande massa di uranio [...] ed è immaginabile — anche se molto meno certo — che in questo modo si possano costruire bombe estremamente potenti di una nuova tipologia.
Solo pochi anni dopo, quelle bombe vennero create. In poco più di un decennio, ne sono state costruite a sufficienza da dare - per la prima volta nella storia - la possibilità di distruggere la civiltà umana a una manciata di persone con potere decisionale .
L’umanità entrò così in una nuova era, a partire dalla quale non affrontiamo più solo rischi esistenziali[2] provenienti dal nostro ambiente naturale, ma anche quelli da noi stessi creati.
Quale dovrebbe essere la nostra maggiore priorità come civiltà, in questa nuova era? Migliorare la tecnologia? Aiutare i poveri? Cambiare il sistema politico?
Ecco un’opinione che non viene spesso discussa: la nostra principale priorità dovrebbe essere quella di sopravvivere.
Finché esisterà una civiltà, avremo la possibilità di risolvere tutti i nostri problemi e di avere un futuro molto migliore. Ma se ci estinguiamo, non avremo più alcuna possibilità.
Come mai non si discute di più di questa priorità? Una ragione è questa: molte persone non si sono ancora rese conto di come è cambiata la situazione e pertanto non credono che il nostro futuro sia a rischio.
Spencer Greenberg, un ricercatore di scienze sociali, ha chiesto in un sondaggio agli statunitensi quale sia la probabilità di estinzione umana nei prossimi 50 anni. È risultato che secondo molti questa probabilità è estremamente remota, con più del 30% degli intervistati che l’ha stimata a meno di 1 su 10 milioni.[3]
Anche noi pensavamo che i rischi fossero estremamente bassi, ma quando ci siamo informati meglio abbiamo cambiato idea. Come vedremo, i ricercatori che si occupano di questi argomenti stimano che i rischi siano più di mille volte più elevati, e probabilmente in aumento.
Queste preoccupazioni hanno portato alla nascita di un nuovo movimento che si occupa della salvaguardia della civiltà, al quale si sono uniti Stephen Hawking, Max Tegmark, e nuove istituzioni fondate da ricercatori di Cambridge, MIT, Oxford, e altri.
Nella restante parte di questo articolo prenderemo in considerazione i più grandi rischi per la civiltà, inclusi alcuni che potrebbero essere più importanti di una guerra nucleare e del cambiamento climatico. Poi esporremo l’argomentazione secondo cui ridurre questi rischi potrebbe essere la cosa più importante che puoi fare nella tua vita, e spiegheremo esattamente cosa puoi fare per aiutare. Se ti piacerebbe sfruttare la tua carriera per lavorare su queste problematiche, possiamo anche fornire una consulenza personalizzata.
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"Nel corso degli scorsi quattro mesi è stato reso probabile — grazie al lavoro di Joliot in Francia e di Fermi e Szilárd in America — che possa diventare possibile avviare una reazione nucleare a catena in una grossa massa di uranio, attraverso la quale si genererebbero grosse quantità di energia e di nuovi elementi simili al radio. Al momento sembra quasi certo che questo sia ottenibile nel futuro più immediato.”
"Questo nuovo fenomeno porterebbe anche alla costruzione di bombe, ed è immaginabile — anche se molto meno certo — che in questo modo si possano costruire bombe estremamente potenti di una nuova tipologia. Una singola bomba di questo tipo, trasportata via nave e fatta esplodere in un porto, potrebbe realisticamente distruggere l’intero porto e anche parte del territorio circostante. Tuttavia, queste bombe potrebbero anche risultare troppo pesanti per essere trasportate per via aerea."
Lettera Einstein–Szilárd, Wikipedia - ^
Nick Bostrom definisce “rischio esistenziale” come un evento che “potrebbe causare l’estinzione umana o ridurre drasticamente e permanentemente il potenziale dell’umanità” . Un rischio esistenziale viene distinto da un rischio di catastrofe globale (“Global Catastrophic Risk”, GCR) per il fatto che un GCR comprende la possibilità di un recupero, pur essendo anch’esso su scala globale. Nell’espressione “minaccia esistenziale”, invece, il termine “esistenziale” sembra essere utilizzato come aggettivo per far apparire una minaccia più grave.
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Greenberg ha sottoposto il sondaggio agli utenti di Mechanical Turk, che hanno un’età media tra i 20 e i 40 anni e tendono ad avere un’istruzione più elevata della media, quindi il sondaggio non rappresenta l’opinione di tutti gli americani. Più dettagli in questo video: Social Science as Lens on Effective Charity: results from four new studies – Spencer Greenberg (“Le scienze sociali come lente sulla Beneficenza Efficace: i risultati di quattro nuovi studi”).
Il sondaggio iniziale ha trovato una stima mediana della probabilità di estinzione entro 50 anni di 1 su 10 milioni. Greenberg ha replicato tre volte lo studio e nelle volte successive ha ottenuto stime più alte della probabilità. La più alta ha rilevato una stima mediana di 1 su 100 entro 50 anni. Comunque, anche in questo caso, il 39% degli intervistati ha stimato che la probabilità fosse al di sotto di 1 su 10.000 (grossomodo la stessa probabilità che la Terra venga colpita da un asteroide di 1 km). In tutti i casi, più del 30% degli intervistati ha stimato che la probabilità fosse meno di 1 su 10 milioni. Puoi trovare un riassunto di tutti i sondaggi qui.
Da notare che quando abbiamo chiesto alle persone la loro stima della probabilità di estinzione senza limiti temporali, è risultata una stima molto più elevata. Un sondaggio ha dato una stima mediana del 75%. Questo ha senso — l’umanità prima o poi si estinguerà. Questo aiuta a spiegare la discrepanza con altri sondaggi. Per esempio, “Climate Change in the American Mind” (maggio 2017, link d’archivio) ha riscontrato che l’americano medio ritiene che le probabilità di estinzione a causa del cambiamento climatico siano circa di 1 su 3. Questo sondaggio, però, non ha posto un limite temporale preciso per lo scenario. Quando Greenberg ha tentato di replicare il risultato con la stessa domanda, ha ottenuto risposte simili. Ma quando ha chiesto della probabilità di estinzione per il cambiamento climatico nei prossimi 50 anni, la risposta mediana è scesa ad appena l’1%. Molti altri studi inoltre non campionano correttamente le stime con bassa probabilità — tipicamente le persone non rispondono 0,00001% a meno che non gli venga esplicitamente presentata come opzione.
Ad ogni modo, com’è evidente, questo tipo di sondaggio tende a dare risultati molto variabili. Le risposte sembrano differire sulla base di come la domanda è posta esattamente e in base al contesto. Questo è in parte dovuto al fatto che le persone sono pessime nello stimare probabilità molto piccole. Ciò rende difficile dare una stima precisa dell’opinione generale della popolazione, ma nulla di ciò che abbiamo rilevato contrasta l’idea che un numero significativo di persone (diciamo più del 25%) crede che le probabilità di estinzione nel breve periodo siano estremamente basse, e probabilmente più basse di quella del solo impatto di un asteroide. Inoltre, la variabilità delle stime non sembra rassicurarci circa la razionalità con cui l’umanità sta affrontando questi rischi.